Sulla piazza, si affaccia, pure, il palazzo del Principe di Villadorata, che occupa tutto il lato ovest. Fu costruito nel 1752, in pietra arenaria, dal famoso Architetto spagnolo Vermexio. Il Vermexio usava firmare le sue opere apponendo ai lati del cornicione centrale la sagoma in rilievo di un geco. L'ingresso è costituito da un portone di legno, il cui portale è rappresentato da un arco, che ha, al centro, una chiave con lo stemma di famiglia. Sul lato sinistro della facciata, si trovano un balcone e una porta. Sul limite, accanto all'ultima porta si trova una lapide in marmo, dedicata ai caduti in guerra. Sul lato destro della facciata, vi sono due finestre quadrate, protette da inferriate. Sulla parte superiore della facciata, posti alla stessa altezza e alla stessa distanza l'uno dall'altro, si trovano cinque canali (due sono andati perduti) di scarico dell'acqua piovana, i quali hanno la forma di grosse mensole, terminanti, anteriormente con visi umani. Il palazzo non presenta bellezze artistiche all'interno, era ricco di mobili, quadri, argenteria, oggetti preziosi; ma venne saccheggiato durante l'ultima guerra mondiale. Un ampio cortile centrale dà aria e luce agli ambienti interni; una scala di pietra, a due rampe, porta nell'appartamento del…
La "Balata" è, assieme alla "Fossa", uno dei due piccoli porti naturali di Marzamemi. La Balata è come una piccola piazza, limitata in parte, da case, e in parte dal mare. E' pavimentata con lastricati di calcare compatto, di forma rettangolare. All'interno dello spazio "Balata" si trovano due fabbricati la "vecchia Fabbrica del ghiaccio" e la "Casa Cappuccio". La "Vecchia Fabbrica", è preceduta da una grande arcata, è di antica costruzione e appartiene al Principe di Villadorata. Accanto alla " Vecchia Fabbrica" si trova la "Casa Cappuccio", chiamata così dal nome di un affittuario della tonnara, ha molta importanza per il punto in cui si trova, infatti, tre delle quattro facciate sono rivolte al mare. La facciata, più vicina al mare, presenta un terrazzo il quale termina con un muro di protezione molto caratteristico. Dai resti, si nota che la casa presentava, oltre al piano-terra, un piano superiore, con un terrazzo che dava sul porticciolo naturale.
La grotta di Calafarina. Da tempo “Chiamau li cchiù famusi ‘ncantaturi, fici ‘ncantari tuttu lu trisoru di lu so ‘mperu, pi lu gran timuri di perdiri la verra: c'è tant'oru na la caverna di Calafarina d'arricchiri la terra e la marina….” (da “Liggenda di Calafarina” di Salvatore Nanna, Siracusa, 1930) grotta di Calafarina - esterno 3. Il re Varvalonga aveva inviato in Sicilia un certo Cala Farina, suo primo ministro, come viceré. Questi invece di governare si arricchì a spese del popolo ed accumulò i suoi tesori nella grotta. Quando il re lo mandò a chiamare, Cala Farina impose alla figlia di proteggere il tesoro e di uccidersi nel caso in cui non fosse tornato. Cala Farina fu infatti ucciso e quando la figlia vide il colore delle vele delle navi, segno che il padre non era più vivo, si uccise ed il tesoro rimase per sempre “incantesimato”. L'incantesimo sarà sciolto solo se qualcuno sarà in grado di pronunciare le esatte parole che la figlia di Cala Farina disse prima di togliersi la vita. (leggende tratte dal libro di Corrado Cernigliaro “Portopalo di Capo Passero”, ed. SETIM, Modica 1996). Un tesoro nella grotta di Calafarina? Di certo se ne parla…
LE CASETTE DEI PESCATORI. Le casette dei Pescatori, sulla vostra sinistra, girano attorno alla piazza e danno al paesaggio un aspetto uniforme. Esse risalgono al 1627 anno in cui fu costruita la tonnara. Nel 1752, in occasione della costruzione del Palazzo del Principe di Villadorata, furono ristrutturate, le casette dei marinai. Attualmente la maggior parte di esse sono adibite ad attività ricettive turistiche. Le casette sono state costruite con blocchi di pietra, hanno forma quadrata e tetto a spiovente. La più caratteristica è la "casa del forno", detta così perchè provvista all'interno di un grandissimo forno, in muratura. Il forno forniva il pane a tutti gli abitanti della tonnara. Attualmente la casa ha il numero civico 7. La chiesa antica, fu costruita come il palazzo del Principe, nel 1752, è tutta in pietra arenaria, è sopraelevata, ha tre gradini di pietra, i quali portano al portone d'ingresso. All'interno la chiesa è ad una navata, aveva un altare centrale, purtroppo, crollato; ai lati vi sono due altari minori, uguali, sostenuti da colonnine, e sopra, due nicchie. La copertura della chiesa è completamente crollata. Restano, soltanto una parte del campanile e accanto un arco.
LE DUE CHIESE. In pieno centro storico di Marzamemi, e parte integrante della tonnara, si trova la piazza del paese, denominata: Piazza Regina Margherita. Sulla piazza, si affacciano, pure, i due prospetti delle chiese, la vecchia e la nuova, entrambe dedicate a San Francesco di Paola, protettore della borgata, e il prospetto del Palazzo del Principe di Villadorata. La chiesa nuova, sulla vostra sinistra, fu fabbricata per munificenza del Sommo Pontefice Pio XI. Il prospetto è semplice, lineare. Al centro, al di sopra del portale, spicca un rosone, di stile romantico. La facciata è divisa in tre sezioni verticali, delimitate da due pilastri laterali. Il portone di ingresso è di legno scanalato ed è preceduto da tre gradini di marmo. Il prospetto termina col tetto a capanna. La copertura di tutta la chiesa è a spioventi. A sinistra, per chi guarda, di fronte, si scorge il campanile, posto alla stessa altezza del tetto della chiesa. La chiesa è costruita in pietra bianca.
In questa sezione dedicata potrete trovare i murales, sparsi per le vie di Pachino, realizzati dalla Signora Carmela Blandizzi

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