ITINERARIO CICLOTURISTICO: BIKE ROUTES

TRA PORTOPALO DI C.P. E PORTO ULISSE

Le Terre dei due Mari possono essere percorse in bicicletta in tutta la loro estensione. Durante la bella stagione la zona costiera, con le sue splendide spiagge, il lungomare e le litoranee, si riempie di amanti delle due ruote che possono godere del tempo e dello spazio a loro piacere. L’itinerario dedicato si estende nella parte meridionale di queste terre, tra Portopalo di Capo Passero e Porto Ulisse. Il territorio è in gran parte pianeggiante: dei 24 chilometri di percorso, il punto più alto sul livello del mare è di 37 metri, pertanto è adatto a tutti. Percorribile in ogni periodo dell’anno: si sviluppa prevalentemente su strade carrabili e asfaltate e non necessita di particolare equipaggiamento o di bici tecniche. La partenza avviene dalla Terrazza dei due Mari, punto panoramico nella cittadina di Portopalo di Capo Passero. L’ultimo tratto di Mar Ionio e il piccolo isolotto di Capo Passero seguono per un tratto questo itinerario. Attraversata la cittadina di Portopalo, ci si dirige prima verso la rada costeggiando il porto, per poi inoltrarsi tra i vigneti e le colture di ciliegino. La prima tappa è sulla punta estrema del territorio: da qui lo sguardo si ferma d’obbligo all’Isola delle Correnti. La sosta viene effettuata sulla piazzetta che precede la spiaggia, zona di parcheggio durante il periodo estivo. Da qui, a piedi, si può percorrere il tratto di spiaggia che porta all’isola: un istmo di poche decine di metri percorribile a piedi durante la bassa marea, soprattutto d’estate. Il tratto più lungo dell’itinerario è di 21 chilometri. Risalendo la costa ci si dirige verso nord-ovest attraversando campi coltivati, vigneti e impianti protetti in serre con migliaia di piantine di pomodori della varietà ciliegino. Il colore rosso dei frutti a grappolo ci accompagna per parecchi chilometri! Successivamente il percorso volge verso est. Si torna a pedalare lungo la costa, attraverso l’abitato di Granelli, uscendo dalla provincia di Siracusa ed entrando nel territorio ragusano. Si arriva così nell’incredibile distesa di acque del Pantano Longarini. Nel periodo di sosta (in primavera o in autunno) non è raro osservare centinaia di fenicotteri rosa di passaggio su queste acque salmastre: è uno spettacolo unico al Mondo. La pace di questo posto non invita a partire: qui sembra davvero che il tempo si fermi. Gli ultimi 3 chilometri di percorso si sviluppano lungo la costa, dirigendosi verso una delle mete più rinomate di tutta la zona: Porto Ulisse. Chiamato così in onore del grande eroe omerico, che sfidò le ire degli dei del mare e del cielo e approdò su una delle isole più belle al mondo: la Sicilia. Da queste rupi si possono scorgere a ovest i faraglioni di Cirica, a ridosso delle “secche di Circe”, causa di tanti naufragi di navi romane e bizantine.

Fonte GAC dei due mari

ITINERARIO ARCHEOLOGICO SUBACQUEO: TRA RELITTI E REPERTI

TRA PORTO FOSSA MARZAMEMI E PUNTO DI IMMERSIONE

Suggestivo e affascinante, una meraviglia celata alla vista: è l’itinerario dei beni archeologici sommersi. Il Mare di Sicilia, soprattutto il tratto di costa che va da spiaggia Gallina di Avola fino a Pozzallo, colonizzato da greci, romani, arabi e spagnoli è stato da sempre teatro di vicende, incontri, guerre, naufragi e ha contribuito a conservare, in modo più o meno visibile, le tracce della storia. Sono resti di carichi navali: da imponenti colonne per la costruzione di edifici ad anfore per il vino e l’olio, da statue per adorni a suppellettili. Centinaia di reperti, la maggior parte dei quali, vista la dimensione e lo stato di conservazione, sono stati lasciati in loco in quello che appare come una sorta di museo sottomarino. Oggi, grazie all'intenso lavoro di indagine e rilievi certosini a cura della Sovrintendenza dei Beni Culturali e Archeologici del Mare, molti di questi reperti archeologici sono stati individuati, studiati e catalogati. Molti altri reperti, preservati dal logorio del mare e soprattutto dalle razzie dei “relittari” sono conservati in un vero e proprio museo archeologico dei beni sottomarini, che raccoglie centinaia di reperti ritrovati nei fondali di tutta la costa del Gac dei due Mari: è il Museo del Mare di Calabernardo (Noto). Tra tutti gli itinerari archeologico-subacquei individuati e fruibili, quello proposto è Marzamemi 1, ubicato a circa un miglio dalla costa nei pressi del borgo marinaro da cui prende il nome. Per arrivare sul luogo dell’immersione consigliamo di partire con mezzo nautico dal porto grande di Marzamemi (Porto Fossa), accompagnati da guide esperte e autorizzate ad immergersi nei luoghi posti a vincolo archeologico. L’immersione è di facile esecuzione, visto che il sito si trova a circa 7 metri di profondità su di un pianoro roccioso. L’acqua è quasi sempre limpida mancando sospensione sabbiosa. Il sito archeologico si estende su una superficie di circa 600 metri quadrati: per le sue dimensioni e la bassa profondità è adatto anche per escursioni in snorkeling. Si tratta di un carico di colonne semilavorate e blocchi squadrati, presumibilmente preparati per basi o capitelli. Grazie alla presenza di frammenti di anfore si è potuto datare il relitto al III secolo d.C. Il marmo delle colonne è di origine orientale, si ipotizza la provenienza da cave della Turchia. La spettacolarità del sito è data dalle dimensioni delle colonne: la più grande è lunga 6,40 metri, con un diametro di circa 185 centimetri. Non si ha modo di sapere a cosa fossero destinate queste colonne, presumibilmente alla costruzione di un edificio maestoso, date le loro colossali dimensioni. Del relitto e degli elementi lignei non è rimasto nulla. La nave, inabissatasi sul fondale roccioso, è stata esposta per secoli all’azione dell’acqua marina e a quella di un particolare mollusco, il Teredo Navalis, che ama scavare lunghe gallerie nel legno. Si può ipotizzare, dato il carico (circa 165 tonnellate), che la nave fosse lunga poco meno di 30 metri con una larghezza minima di 9 metri. Tra le colonne e i blocchi di marmo, ben nascosta tra le piante di Posidonia Oceanica, non manca la fauna sottomarina: murene, polpi, saraghi, piccoli crostacei colorano e rendono unica e veramente suggestiva l’esplorazione del sito.

Si ringrazia la Regione Siciliana, Soprintendenza del Mare, per la gentile concessione delle foto subacquee del sito archeologico “Marzamemi 1” – foto S. Emma


Fonte GAC dei due mari

LE CASETTE DEI PESCATORI.

Le casette dei Pescatori, sulla vostra sinistra, girano attorno alla piazza e danno al paesaggio un aspetto uniforme. Esse risalgono al 1627 anno in cui fu costruita la tonnara. Nel 1752, in occasione della costruzione del Palazzo del Principe di Villadorata, furono ristrutturate, le casette dei marinai. Attualmente la maggior parte di esse sono adibite ad attività ricettive turistiche. Le casette sono state costruite con blocchi di pietra, hanno forma quadrata e tetto a spiovente. La più caratteristica è la "casa del forno", detta così perchè provvista all'interno di un grandissimo forno, in muratura. Il forno forniva il pane a tutti gli abitanti della tonnara. Attualmente la casa ha il numero civico 7.
La chiesa antica, fu costruita come il palazzo del Principe, nel 1752, è tutta in pietra arenaria, è sopraelevata, ha tre gradini di pietra, i quali portano al portone d'ingresso. All'interno la chiesa è ad una navata, aveva un altare centrale, purtroppo, crollato; ai lati vi sono due altari minori, uguali, sostenuti da colonnine, e sopra, due nicchie. La copertura della chiesa è completamente crollata. Restano, soltanto una parte del campanile e accanto un arco.

STORIA DI UN BORGO INCANTATO.

Marzamemi è un borgo marinaro distante da Pachino circa 3 km di cui ne è frazione per metà e per l’altra di Noto in provincia di Siracusa. Incerta l’origine del nome, alcuni studiosi sostengono che derivi dall’arabo “Marsà al hamen” che significa Baia delle Tortore, in quanto la zona rappresenta luogo obbligato di passaggio dei piccoli volatili durante le migrazioni.
Alcuni la fanno derivare da Marza-Porto, Memi-Piccolo: Piccolo Porto. La borgata è bagnata dal mare Ionio e il livello è inferiore al mare. Sul Mare Ionio, si incontrano le due isolette di Marzamemi: la piccola, su cui sorge un elegante villino, di proprietà della famiglia del Prof. R. Brancati e la grande, che forma una curva d'entrata nel recente porto formato dalla stessa isoletta e da un braccio di mura a calcestruzzo, che si prolunga nel mare.
Gli abitanti della borgata erano tutti dediti alla pesca, Marzamemi era già molto nota, fin dalla metà del ‘600 per la tonnara, che dopo quella di Favignana (Trapani) era la più importante della Sicilia. Gli abitanti che vivevano stabilmente nella borgata di Marzamemi erano tutti dediti alla pesca ed alla costruzione delle imbarcazioni ed erano tutti oriundi dalle città di Siracusa o dalla vicina Avola di cui ne rispecchiano il costume cittadino, gentile, allegro e vivamente religioso.
Marzamemi è antica quanto la tonnara, era una Regia tonnara eretta sotto dominio spagnolo che nel 1642 fu venduta ai Baroni Calascibetta di Piazza Armerina. Nel 1752 furono costruiti il palazzo del Principe, la chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo e le casette dei pescatori. A metà '800 la tonnara fu rilevata dalla famiglia Nicolaci di Noto, già gabelloti dei Baroni Calascibetta.
Ai primi dell'800 la tonnara di Marzamemi era considerata la migliore tra quelle di ritorno del regno (si dicono di ritorno le tonnare che intercettano i branchi di tonni che “ritornano” a sud dopo aver solcato i mari più a nord, come il Tirreno).
Curiosa fu, verso la fine del secolo, la lotta per il primato nel pescato con il barone Pietro di Belmonte, proprietario della vicina tonnara di Capo Passero. Da allora fu un calo continuo delle attività; col passare del tempo molti dei locali furono adibiti alla salagione del pesce azzurro di piccole imprese artigianali, fino al completo abbandono delle fabbriche, che all’inizio del nuovo millennio si presentavano in condizioni molto degradate. In questi ultimi quindici anni sono state riconvertite in attività ricettive turistiche. Con la nascita di Pachino, nel 1760, ad opera di Gaetano Starrabba, principe di Giardinelli, la tonnara cessò di essere l'unica risorsa economica della zona e Marzamemi divenne il porto da cui partivano i prodotti della terra, prima il cotone e poi il mosto, specie, prima della costruzione della strada ferrata Pachino-Marzamemi-Noto-Avola-Siracusa.

 

IL NUOVO CENTRO DI LAVORO DEI TONNI.

Nel 1912 a Marzamemi fu costruito uno stabilimento per la lavorazione prima del tonno salato e successivamente del tonno all'olio. La pesca della tonnara fu abbondante fino al 1951, nel 1952 entrò in funzione la Rasiom di Augusta e cominciò il sensibile calo della pesca in tutte le tonnare che erano sette: Santa Panagia - Terruzza - Fontane Bianche - Avola - Bafuto Vendicari - Marzamemi e Capo Passero.

 

FILM GIRATI A MARZAMEMI.

Sud, di Gabriele Salvatore

Oltremare non è l’America, di Nello Correale

L’uomo delle Stelle, di Giuseppe Tornatore

Kaos, dei fratelli Taviani

Il commissario Montalbano, di Andrea Camilleri

Mario e il mago, di Klaus Maria Brandauer

Cuore Scatenato, di Gianluca Sodaro

L’Iguana, di Catherine McGilvray

Salvatore: Questa è la vita, di Gianpaolo Cugno

I fantasmi di Portopalo, con Beppe Fiorello

"Immaturi"-La serie, con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu

Aenne Burda, di Franziska Meletzky

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Chi Siamo

La Pro Loco Marzamemi è un’Associazione di volontariato, di natura privatistica, senza fini di lucro, con valenza di pubblica utilità sociale, e con rilevanza di interesse pubblico.

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