Pagina 5 di 8

L’Associazione Turistica Pro Loco Marzamemi  
Indice il  IL PALIO BALATA 2016 Voga Tradizionale  SU IMBARCAZIONE "GOZZO SICILIANO"

22 AGOSTO 2016 Marzamemi  Porto Balata

GARA PROMOZIONALE PER LE CATEGORIE:
MASCHILI E FEMMINILI  PULCINI – SENIOR  – MISTO – UNDER 18

Scarica il Programma

Scheda Iscrizione

LA PRO LOCO MARZAMEMI E PACHINO RUNNING ORGANIZZANO LA
3ª PASSEGGIATA NON COMPETITIVA di MARZAMEMI
DOMENICA 7 AGOSTO 2016


Passeggiata non competitiva che si snoderà lungo un percorso di circa 5 km a Marzamemi


Ritrovo a Marzamemi - ore 18,15 piazzale Ristorante Orsa Minore
il via sarà dato alle ore 18,45


ISCRIZIONE PRESSO: Info Point Pro Loco Marzamemi c/o largo Balata a Marzamemi dalle ore10.00 alle 12,30 e dalle ore 19,30 alle 23.00. NUMERO MASSIMO PARTECIPANTI 80 che dovranno contribuire con una quoata di 5 euro e riceveranno una maglietta da indossare obbligatoriamente.

PREMIAZIONE: Saranno premiati il partecipante più anziano, il più giovane, la famiglia più numerosa, e il concorrente abitante nella località più lontana. Alla ?ne verranno sorteggiati eventuali premi soltanto per i partecipanti presenti.

RESPONSABILITA’: Il Comitato Organizzativo declina ogni responsabilità, per quanto possa accadere ai partecipanti e terzi, prima, durante e dopo lo svolgimento della manifestazione. E’ FATTO OBBLIGO a tutti i partecipanti di osservare il più completo ordine di raggruppamento e di disciplina.

ASSISTENZA: Rinfresco a Marzamemi presso ILTUO GELATO 2 - E’ assicurato il servizio sanitario con ambulanza.

MODIFICHE: Qualunque parte del presente regolamento / programma potrà essere modi?cato in ragione di documentate cause di forza maggiore.

PERCORSO: Piazzale Ristorante Orsa Minore (ore 18,15), Via Marzamemi, Viale Jonio, Balata, Vicolo Villadorata, Piazza Regina Margherita, Via Letizia, Via Regina Elena, Rotonda della Spinazza, Via Deodato, Via Montenieri, Via Marzamemi, Viale Jonio, Vicolo Villadorata, Piazza regina Margherita. Il percorso si dovrà ripetere per tre volte da Piazza Regina Margherita alla Rotonda della Spinazza.

Tutte la zona ha belle spiagge caraibiche, dalle tipologie differenti: molte sono di sabbia, altre sono dei solarium naturali sulle rocce. Da Giugno a Settembre molte spiagge hanno tanti servizi come docce, spogliatoi, sedie a sdraio, bar e ristorante. Nella tabella sottostante si trova una selezione di belle spiagge. Le spiagge naturali non hanno questi servizi, ma sono spesso le più belle perché incontaminate. Per trovarle il miglior modo è informarsi con la gente del posto!

Provincia

Nome spiaggia

Località

Distanza da Marzamemi

Tipologia spiaggia

Siracusa

La Spinazza

Marzamemi

0 km

Sabbia

 

La Zotta

Marzamemi

0 km

Scoglio

 

San Lorenzo - Reitani

Marzamemi – Noto

2 km

Sabbia

 

Vendicari – San Lorenzo

Marzamemi – Noto

3 km

Sabbia

 

Gavettone

Pachino

1 km

Sabbia

 

Morghella

Pachino

4 km

Sabbia

 

Scalo Mandrie

Portopalo di C.P.

6 km

Scoglio e Sabbia

 

Carratois – Punta delle formiche

Portopalo di C.P.

9 km

Sabbia

 

Spiaggia Calamosche Vendicari

Noto

6 km

Sabbia

Ragusa

Marza

Ispica

10 km

Sabbia

ITINERARIO CULINARIO: STORIA E TRADIZIONI DI CUCINA

TRA AVOLA E POZZALLO

Questo è un viaggio senza confini, unico e inimitabile. Un vero e proprio itinerario sensoriale, emotivo, palatale, che entra nel vivo di un territorio attraverso l’elemento che più di ogni altro lo caratterizza: il cibo. I piatti della tradizione culinaria di questi luoghi sono indissolubilmente legati al mare: primaria fonte di cibo, oltre che di benessere e di aria salubre. I prodotti del pescato, diversi per stagionalità e zona, sono diventati nel tempo i protagonisti indiscussi delle storie gastronomiche dei due mari. L’itinerario parte dalla cittadina più settentrionale di queste terre, Avola, dove la marineria locale pesca prodotti diversi in base alle stagioni e alle tecniche. Durante la primavera, soprattutto a marzo, i banchi delle pescherie di riempiono di Seppie, uno dei molluschi più prelibati: apprezzato per le sue carni bianche e sode, mentre con il suo sacchetto di “inchiostro” si insaporiscono densi sughi di pomodoro per primi piatti eccellenti. La seppia appena pescata è ottima cotta arrosto o sul grill, accompagnata da un prezioso olio extra vergine d’oliva, prezzemolo fresco e una punta di peperoncino rosso. A Noto, consigliamo di degustare una Zuppa con il pescato del giorno: scorfani, gallinelle, calamari, cicale di mare e qualche cozza, insaporiti con un’ottima passata di pomodoro e crostoni di pane. Questo è il piatto storico dei pescatori che, a fine giornata, portavano a casa il pesce più povero, o quello rimasto invenduto. Erano la maestria e l’arte in cucina delle donne di casa a rendere questo incontro di specie ittiche la migliore pietanza che si potesse cucinare. A Pachino, patria della tonnara più antica della Sicilia Sudorientale, quella di Marzamemi, dedichiamo un piatto a base di Tonno. Il periodo migliore per gustare il Tonno Rosso del Mediterraneo è la primavera, quando grandi gruppi di tunnidi entrano dall’Atlantico nel nostro mare per riprodursi. Le loro carni sono ancora grasse e succulente. Il sapore del Tonno si esalta con una leggera cottura in piastra, magari accompagnato da cipolla e peperoni in agrodolce. Agli amanti dei crudi di pesce suggeriamo di raggiungere Portopalo di Capo Passero, dove assieme al ciliegino rosso non può mancare il Gambero Rosa del Mediterraneo. Un crostaceo dal gusto molto delicato: ottimo crudo o appena marinato in olio d’oliva e un leggero succo di limone. Periodo migliore per la pesca: inverno e primavera. Alla cittadina più interna della zona, Ispica, abbiniamo il re dei cefalopodi: il Polpo. In tutto il Mediterraneo il polpo viene pescato soprattutto nei bassi fondali, che predilige. Lo presentiamo in un’insalata tiepida con patate, appena lessate, condite con olio extra vergine d’oliva e una manciata di prezzemolo fresco. Il bassissimo apporto calorico del polpo e il suo gusto raffinato, lo rendono ideale per una pietanza da proporre in qualsiasi periodo dell’anno. L’ultimo piatto lo troviamo a Pozzallo, soprattutto nel periodo natalizio. In questo delizioso paese di mare si suole riempire una “impanata” (un tortino di pasta di pane ripieno) con un pesce veramente unico: ilPalombo. Simile agli squali per forma e genere, non è un pesce pericoloso per l’uomo. Le sue carni magrissime prive di colesterolo e l’assenza di spine lo rendono facile da mangiare e ideale soprattutto per i bambini. L’impanata di palombo può essere arricchita anche di capperi e patate, oppure con qualche cucchiaio di salsa di pomodoro.

Fonte GAC dei due mari

ITINERARIO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE: LE TONNARE

TRA TONNARA DI AVOLA E TONNARA DI PORTOPALO DI C.P.

Il tonno: simbolo di opulenza e di duro lavoro. Simbolo di paura, di rabbia e di gioia. Il tonno, quello rosso di Sicilia, era la preda più ambita: quello con le carni più sode, con le sacche piene di uova, con il cuore più grosso. Era il pesce da cui traeva sostentamento e vita tutta la popolazione che viveva nei borghi della Tonnara. La pesca del tonno in Sicilia ha origini molto antiche, soprattutto la mattanza. I primi ad insegnare le tecniche di cattura furono gli arabi, a cui seguirono gli spagnoli. Nella Sicilia sudorientale, proprio nelle Terre dei due Mari, fino agli anni ’60 erano in produzione molte Tonnare. Spettacolari opifici di lavorazione, situati a mare e nei pressi di zone salmastre. Prima infatti che i Florio inventassero il tonno sott’olio di oliva, il miglior metodo per conservare questo straordinario pesce era il sale. Ecco perché quasi tutti gli stabilimenti di lavorazione del tonno furono costruiti nelle zone di produzione di sale marino, vicino alle saline o ai laghi salmastri. Le tonnare di Vendicari, di Marzamemi e di Portopalo avevano accanto le loro saline di riferimento. L’industria della lavorazione del tonno ormai non necessità più di questi luoghi, diventati oggi scrigni di memoria e tradizione, esempi mirabili di archeologia industriale. La più settentrionale delle tonnare di questo itinerario è quella di Avola, situata all’imbocco della Marina. La sua posizione era strategica, per facilitare il trasporto del tonno dalle barche al Malfaraggio (locali adibiti a magazzini e alla lavorazione del tonno). La tonnara ospitava anche la casa stagionale del proprietario, che durante il periodo estivo diventava anch’esso un “tonnarota”. Dell’antica tonnara rimane ben poco: i muri perimetrali, la grande ciminiera e parte dei magazzini. Una visita è d’obbligo: soprattutto all’alba, quando le antiche mura dello stabilimento si colorano d’oro. All’interno dell’Oasi Faunistica di Vendicari, è possibile ammirare un’altra tonnara. Restaurata in maniera eccellente, si offre agli occhi dei visitatori quasi come un libro aperto. Era una tonnara di ritorno, dedita alla pesca dei tonni che rientravano in mare aperto dopo la stagione degli amori. La tonnara di Vendicari, chiamata anche Bafutu, ebbe il suo massimo splendore all’inizio del secolo scorso, quando anche le saline retrostanti furono date in concessione a un nobiluomo di Avola, che ristrutturò tutti gli edifici settecenteschi della tonnara per riprenderne la lavorazione. Con lo sbarco degli alleati in Sicilia, durante la seconda Guerra Mondiale, si interruppe l’attività della tonnara, oggi diventata il simbolo della riserva di Vendicari. La tonnara più antica di tutta la Sicilia sudorientale è quella di Marzamemi. I primi insediamenti risalgono all’anno Mille per mano degli arabi, che impiantarono i primi nuclei abitativi che costituiranno in seguito il borgo marinaro. La Loggia, un tempo ricovero delle barche di rientro, è oggi un ambiente perfettamente restaurato. Tutti i magazzini e gli ambienti di lavorazione sono visibili dalla grande Balata. A Marzamemi, la vita marinara non si è mai fermata. La lavorazione del tonno continua in parecchi opifici moderni, e chi li visita percepisce che il “Sapore della Storia”, qui, è rimasto invariato. L’ultimo impianto di lavorazione del tonno si trova a Portopalo di Capo Passero. La sua particolare architettura è particolarmente apprezzabile dal mare: l’impianto di lavorazione e l’abitazione del proprietario erano e sono tuttora localizzati su una costa rocciosa a circa 40 metri sul livello del mare. Anche questa era una tonnara di ritorno, l’ultima prima di rientrare in mare aperto. Così i tonni sopravvissuti ad altre tonnare arrivavano stanchi e magri, le loro carni erano sode e povere di grassi, ed avendo già deposto le uova la loro cattura non procurava alcun danno alla riproduzione.

Fonte GAC dei due mari

ITINERARIO LA VIA DEL TONNO

BORGO DI MARZAMEMI

Un sottile “fil rouge”, rosso come quei tonni che da oltre mille anni ritornano nella piccola rada di Marzamemi, racconta tutta la storia di questo borgo. Marsa al Hamen è il borgo marinaro più caratteristico di questo territorio e mantiene intatte alcune caratteristiche del paese di mare, costruzioni e manufatti che conservano ancora il sapore della storia e dell’evoluzione ittica e artigiana. A Marzamemi si lavora ancora il tonno, da sempre, con la stessa pazienza, cura e amorevole dedizione che si tramanda da generazioni. agli inizi del 1600 il Principe di Villadorata, avendo già acquisito terreni e fabbricati, diede un impulso vitale alla zona: edificando tutto il borgo attorno all’opificio, ampliandone i magazzini, realizzando le casette per i pescatori, la chiesa ed il suo incantevole palazzo nobiliare. Da quel momento, Marzamemi cominciò a pullulare di vita artigiana: marinai, pescatori, cordai, “calafatari” (coloro che riparavano le barche utilizzate per la pesca), sventratori, salatori, “cavallari” (pescivendoli su carri trainati da grossi cavalli). Una primordiale rete univa in modo unico e assolutamente necessario queste attività: l’una era propedeutica all’altra, tutto si svolgeva in tempi e modi assolutamente perfetti. Ancora oggi Marzamemi conserva intatto il fascino e la memoria di quella vita artigiana e di quella sinergia. Visitare questo borgo è un vero e proprio salto indietro nel tempo: tutto sembra un’istantanea del momento di maggior prestigio e agiatezza del posto. Il borgo dei pescatori si sviluppa attorno alla piazza Regina Margherita, su cui si affaccia il Palazzo del Principe di Villadorata. A collegare l’antica chiesa di San Francesco di Paola al palazzo è un Arco, che convogliava l’acqua piovana proveniente dai canali di raccolta istallati sul prospetto nobiliare in due grosse cisterne laterali alla chiesa stessa. Sulla piazza, ma anche su un Cortile Arabo retrostante, si affacciano le Casette dei Pescatori. Piccole, ordinate ed essenziali, caratterizzate da due porte: una verso il mare, l’altra verso il paese, in modo da non interrompere mai quel collegamento tra la vita a terra e quella tra le onde. Da un balcone del palazzo, il Principe, proprietario della tonnara, poteva affacciarsi sulla Loggia in cui si lavorava il tonnoe controllare gli Scieri (le barche utili alla pesca del tonno) appena rientrati con il loro prezioso carico. Gli scieri, entrando in paese dal Porto Piccolo, venivano rimorchiati a terra e ormeggiati con la parte dello scivolo contro la Balata (costituita da lastre di calcare liscio) in modo da scaricare, tramite un uncino, i tonni appena pescati. Scivolosa ed in pendenza, la Balata serviva per rendere agevole il trascinamento a terra del tonno fino alla Loggia: qui i tonni subivano la prima parte della lavorazione, prima di essere appesi per 24 ore circa nella Camperia. Questa era lo stabilimento conserviero della Tonnara, riconoscibile per l’alto fumaiolo a forma quadrilatera. Tutto il complesso edilizio era chiamatoMalfaraggio e comprendeva anche gli alloggi per i dipendenti, i locali di ricovero per gli “scieri” durante il periodo invernale, i Magazzini per le attrezzature, le reti e gli altri arnesi per la pesca e i locali per la lavorazione e lo stoccaggio del pescato. Questo angolo di pesca artigiana e di lavorazione e commercio di prodotti ittici si è mantenuto sempre attivo, nonostante periodi di recessione (soprattutto durante le due guerre mondiali). A conferma di ciò ancora oggi a Marzamemi esistono vari opifici di lavorazione artigianale del tonno, che perpetuano con semplicità l’antica tradizione marinara ed ittica, così come è stata tramandata dalle più antiche generazioni.

Fonte GAC dei due mari

ITINERARIO RUPESTRE: TREKKING

TRA CAVA ISPICA, CAVA GRANDE DEL CASSIBILE, “SCALA CRUCI” E “URVU TUNNU”

Come una fortezza che protegge la costa, si apre l’incredibile morfologia dell’entroterra, caratterizzata da canyon mozzafiato e da ripidissime gole scavate nella roccia che racchiudono e nascondono laghetti di acqua freddissima e cristallina. Non sono solo un esempio di natura selvaggia e incontaminata ma raccontano, nel loro più intimo spazio, millenni di storia ed evoluzione. Sin dal Neolitico, popolazioni autoctone - sfruttando la morfologia delle pareti rocciose, alte e a strapiombo su alvei di torrenti e fiumi - crearono nella roccia centinaia di abitazioni rupestri, collegate tra loro con tunnel, scale, corridoi e camminamenti fino a farle divenire vere e proprie città rupestri. Ciò avvenne in quasi tutte le cave degli Iblei. Cava Ispica e Cava Grande del Cassibile sono due preziose aree archeologiche e naturalistiche.Cava Ispica è una vallata fluviale che si allunga per circa 13 km, da Modica a Ispica. Questa valle, che in alcuni tratti raggiunge anche i 500 metri di larghezza e i 100 di profondità, ospita necropoli preistoriche, catacombe paleocristiane, eremi e chiese rupestri. La parte più facilmente raggiungibile è Parco Forzaposta all’ingresso sud della città ispicese. Gestita dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici e Culturali di Ragusa, oltre al parco archeologico, presenta aree di sosta e un parco attrezzato per bambini. Cava Grande del Cassibile è un incredibile canyon che si sviluppa nella zona centro orientale dell’Altopiano Ibleo, tra i Comuni di Noto e Avola. E’ Riserva Naturale Orientata, gestita dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. La valle ospita una serie di laghetti e marmitte, chiamati localmente “Urvi”, creati dall’incessante scorrere delle acque torrentizie su una spettacolare gradinata del letto fluviale. Cava Grande del Cassibile è un habitat di grande interesse che ospita specie faunistiche e floristiche endemiche. In questa zona crescono rigogliosi, raggiungendo notevoli dimensioni, il Platano Orientale (ormai raro), il salice, il pioppo, nonché uniche e spettacolari orchidee selvatiche. Tra gli animali, spesso capita di imbattersi in volpi, istrici, ricci e qualche rettile, mentre non è rara la nidificazione di rapaci come il Gufo Reale e il Falco Pellegrino. Sono parecchi gli itinerari eco-turistici realizzati all’interno della riserva: ne proponiamo due. L’itinerario chiamato “Scala Cruci” inizia dal Belvedere sulla cava per arrivare ai Laghetti d’Avola. E’ possibile percorrere questo itinerario senza guide autorizzate, poiché tutto il sentiero è individuato e segnalato. Il percorso, di quasi due chilometri, inizia con i gradini della scala per poi arrivare su un sentiero sterrato. Il dislivello tra accesso e fondovalle è di circa 300 metri. Durante il percorso è possibile ammirare, sulla parete opposta da quella da cui si parte, un incredibile anfratto naturale, dentro il quale sono state scavate dai siculi, primi coloni di questi luoghi, decine di grotte rupestri. In seguito, fu più volte abitato da bizantini, arabi (che vi realizzarono la conceria delle pelli, da cui il nome “Cunziria”) fino all’ottocento, quando venne utilizzato come rifugio strategico dai briganti: da qui prende il nome di Grotta dei Briganti. Sulla stessa parete della cava, da cui inizia il sentiero, è possibile arrivare fino ai Dieri, un complesso rupestre di tipo trogloditico, risalente anch’esso al periodo dei siculi (tra il sec. XI e il IX a.C.). E’ formato da una serie di grotte scavate nella roccia e collegate tra loro da cunicoli a gradini: essendo a strapiombo sulla cava, formavano un sistema difensivo davvero inattaccabile. Data la difficoltà di questo tratto di percorso, per raggiungere i Dieri è necessario farsi accompagnare da guide esperte e autorizzate. Alla fine del sentiero di partenza, si arriva ai laghetti d’Avola, straordinari ed unici nella loro bellezza, sempre ricchi di acqua limpida e fresca, luogo di sosta e refrigerio (soprattutto d’estate) dopo una tale scarpinata. Si ricorda che il tempo di risalita del percorso è quasi il doppio di quello in discesa. L’itinerario più a nord, viene chiamato anche “Urvu Tunnu” per l’arrivo ad una marmitta rotonda, scavata dalle acque del fiume Cassibile e situata a fondo valle. E’ un percorso ad anello, con inizio in contrada Turisco, a pochi chilometri a nordovest dal precedente. Non essendo un sentiero tracciato, si consiglia di farsi sempre accompagnare da guide ambientali, autorizzate ed esperte dei luoghi. Il percorso, che attraversa sterrate, mulattiere, sentieri a mezzacosta e di fondovalle con dislivelli che non superano i 150 metri, è comunque adatto a tutti, anche ai camminatori meno esperti. L’arrivo all’Urvu Tunnu, consente una sosta per rinfrescarsi. Si prosegue verso valle, lungo un sentiero a mezzacosta, per risalire dopo circa un chilometro sull’altopiano e ricongiungersi al punto di partenza.

Fonte GAC dei due mari

ITINERARIO SNORKELING: TRA I FONDALI ROCCIOSI

TRA CAPONEGRO (AVOLA) E CIRICA (ISPICA)

Sono oltre 90 i chilometri di litorale delle Terre dei due Mari. Da Avola a Pozzallo alle incredibili spiagge di finissima sabbia si alternano stupende coste rocciose, con alte pareti a falesia che si ergono sul mare. Spesso nascondono grotte e calette di roccia, le cui acque risultano azzurre e limpidissime. Non è un caso, infatti, che gli amanti dello “snorkeling” ricerchino posti lontani da sabbie e apporti fluviali, perché essendo prive di sospensione sabbiosa le acque del mare sono anche più limpide e pulite, garantendo così un’ottima visibilità. Questi luoghi diventano così meta perfetta per esplorare piccoli scogli e grotticelle superficiali ammirando flora e fauna sommerse senza essere necessariamente esperti subacquei. I luoghi deputati allo snorkeling sono numerosissimi e disseminati su tutta la costa.

CAPONEGRO 
Bellissima località balneare a nord-est di Avola. Una splendida insenatura rocciosa, con una piccola scaletta in ferro che agevola l’entrata in acqua. Grossi blocchi rocciosi permettono anche l’appoggio dell’attrezzatura durante la vestizione. Fondale non sabbioso, ricco di rocce incrostate da balanidi, patelle e ricci, di fauna ricca di crostacei (soprattutto granchi) e di piccoli pesci di sottocosta. Non è raro imbattersi in polpi e murene nascosti tra le rocce. 

VENDICARI 
La costa rocciosa dell’Oasi Faunistica di Vendicari si raggiunge esclusivamente dalle porte di accesso principale della Riserva. La balneazione non è vietata, ma la pesca sì. E’ permesso usare maschere e pinne ma non equipaggiarsi di coltelli, fucili ad aria compressa o ad elastici. Solo snorkeling puro. L’area protetta si estende a tutta la zona sopra e sotto costa. Il mare di Vendicari è limpido e pulito. Nella parte più sabbiosa del fondale è presente una incredibile prateria di Posidonia Oceanica, tra le più grandi del Mediterraneo, che ricopre una superficie di quasi 30 chilometri quadrati. Vero e proprio polmone di ossigeno per queste acque, funge da protezione e nutrimento per moltissime specie animali che la abitano: pesci, molluschi, bivalvi (tra cui la rarissima “Pinna Nobilis”) e il solitario cavalluccio marino. 

ISOLA DI CAPOPASSERO 
Appena fuori dal centro di Portopalo, da una piccolissima spiaggia sotto la Terrazza dei due Mari, ci si può dirigere verso l’Isola di Capo Passero, solo se muniti di buone pinne. Fino a poco tempo fa l’isola era unita alla terraferma tramite un istmo sabbioso. Tutta la costa sotto l’isola è frastagliata e ricca di grotte sommerse. Dove le acque del mare si infrangono sulle rocce e si ossigenano, non è raro imbattersi in banchi di saraghi, spigole, sogliole e qualche cernia. 

CIRICA 
Superato Porto Ulisse, nel territorio di Ispica, si arriva alla zona della Marza. Qui i frangiflutti hanno creato delle spiaggette, lasciando a secco alcune grotte ma permettendo così di arrivare ai grandiFaraglioni. Il mare di questa costa è tra i più azzurri e limpidi del Mediterraneo. Le Secche di Circe, a poche centinaia di metri dalla costa, sono state causa di incredibili naufragi nel passato, per cui non è raro imbattersi in reperti archeologici talmente incrostati dal tempo da essersi fusi completamente con il patrimonio naturale sommerso. Tra alghe verdi, falso corallo e spugne si nascondono furtivamente murene, polpi, saraghi e aguglie. Mentre tra le rocce si mimetizzano, nelle loro livree variopinte, gli scorfani.

Fonte GAC dei due mari

Pagina 5 di 8

Chi Siamo

La Pro Loco Marzamemi è un’Associazione di volontariato, di natura privatistica, senza fini di lucro, con valenza di pubblica utilità sociale, e con rilevanza di interesse pubblico.

Meteo

giweather joomla module
Not Found
404
Not Found
Questo sito Utilizzia i cookie per migliorare la navigazione. Continuando ad utilizzare questo sito, si da il consenso per l'utilizzo dei cookie. More details…
Questo sito Utilizzia i cookie per migliorare la navigazione. Continuando ad utilizzare questo sito, si da il consenso per l'utilizzo dei cookie. More details…