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LE CASETTE DEI PESCATORI.

Le casette dei Pescatori, sulla vostra sinistra, girano attorno alla piazza e danno al paesaggio un aspetto uniforme. Esse risalgono al 1627 anno in cui fu costruita la tonnara. Nel 1752, in occasione della costruzione del Palazzo del Principe di Villadorata, furono ristrutturate, le casette dei marinai. Attualmente la maggior parte di esse sono adibite ad attività ricettive turistiche. Le casette sono state costruite con blocchi di pietra, hanno forma quadrata e tetto a spiovente. La più caratteristica è la "casa del forno", detta così perchè provvista all'interno di un grandissimo forno, in muratura. Il forno forniva il pane a tutti gli abitanti della tonnara. Attualmente la casa ha il numero civico 7.
La chiesa antica, fu costruita come il palazzo del Principe, nel 1752, è tutta in pietra arenaria, è sopraelevata, ha tre gradini di pietra, i quali portano al portone d'ingresso. All'interno la chiesa è ad una navata, aveva un altare centrale, purtroppo, crollato; ai lati vi sono due altari minori, uguali, sostenuti da colonnine, e sopra, due nicchie. La copertura della chiesa è completamente crollata. Restano, soltanto una parte del campanile e accanto un arco.

La grotta di Calafarina.

Da tempo

“Chiamau li cchiù famusi ‘ncantaturi,
fici ‘ncantari tuttu lu trisoru 
di lu so ‘mperu, pi lu gran timuri
di perdiri la verra: c'è tant'oru
na la caverna di Calafarina
d'arricchiri la terra e la marina….”

(da “Liggenda di Calafarina” di Salvatore Nanna, Siracusa, 1930)


grotta di Calafarina - esterno

3.    Il re Varvalonga aveva inviato in Sicilia un certo Cala Farina, suo primo ministro, come viceré. Questi invece di governare si arricchì a spese del popolo ed accumulò i suoi tesori nella grotta. Quando il re lo mandò a chiamare, Cala Farina impose alla figlia di proteggere il tesoro e di uccidersi nel caso in cui non fosse tornato. Cala Farina fu infatti ucciso e quando la figlia vide il colore delle vele delle navi, segno che il padre non era più vivo, si uccise ed il tesoro rimase per sempre “incantesimato”. L'incantesimo sarà sciolto solo se qualcuno sarà in grado di pronunciare le esatte parole che la figlia di Cala Farina disse prima di togliersi la vita.

(leggende tratte dal libro di Corrado Cernigliaro “Portopalo di Capo Passero”, ed. SETIM, Modica 1996).

Un tesoro nella grotta di Calafarina?

Di certo se ne parla in almeno tre leggende popolari:

1.    Ben Avert, emiro arabo di Noto era caduto in combattimento contro i Normanni. Era il 1086. Caduta la città la vedova ed il figlio dell'emiro con una carovana di 30 persone e cento muli carichi di tesori si avviarono verso Marzamemi per imbarcarsi alla volta dell'Egitto. Prima di salpare la principessa decise di non portare in mare il tesoro, per paura dei pirati e lo fece nascondere nelle viscere della terra, dentro la grotta di Calafarina. Gli schiavi che lo interrarono furono uccisi e le loro anime rimasero a perenne guardia della grotta. Nelle notti di febbraio i loro spiriti invocano il nome di colui che saprà togliere l'incantesimo e li libererà.

2.    Al tempo degli arabi si dice esistesse un castello in stile moresco proprio sulla grotta. Maniace, generale bizantino, lo conquistò e vi lasciò la giovane figlia Zoraide affinché vi abitasse, circondata da immensi tesori, tra cui anche le reliquie di Santa Lucia. Maniace nel frattempo aveva sposato Zoe, la vedova dell'imperatore Michele, che però aveva ordito una tresca con il nuovo imperatore Costantino per farlo uccidere. Prima di morire Maniace volle rivedere Zoraide a Calafarina: le insegnò il modo di porre sotto incantesimo tutti i suoi tesori. . Sidnar, figlio del generale arabo un tempo proprietario di Calafarina, si innamorò perdutamente di Zoraide e mosse con i suoi uomini verso la grotta. Nella battaglia perirono sia Sidnar che Zoraide e nessuno riuscì ad impossessarsi dei tesori, protetti dall'incantesimo: prima di morire Zoraide aveva gettò in mare un anello incantato che fu inghiottito da un pesce il quale non muore mai perché si nutre di rari frutti marini. Chi avesse trovato tali frutti e fosse riuscito a catturare il pesce sarebbe diventato il padrone del tesoro di Calafarina.


corridoio interno


camera grande

Ebbene il tesoro di Calafarina esiste davvero. Non quello di Ben Avert o di Zoraide o di Varvalonga. No. E non è posto sotto alcun tipo di incantesimo.

L'incantesimo invece sembra aver colto da tempo immemorabile tutti gli amministratori del comune di Pachino, gli addetti ai lavori della Sovrintendenza ai beni culturali di Siracusa, gli stessi abitanti di Pachino. Si, perché l'importanza di Calafarina, della vicina grotta Corruggi e della limitrofa valle dei Cugni, fu sancita, non con i toni coloriti della leggenda ma con il rigore scientifico della ricerca, da eminenti studiosi e ricercatori come Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea.

Corruggi, Calafarina e Cugni infatti potrebbero infatti con una spesa limitata costituire un unico parco archeologico opportunamente organizzato con percorsi, pannelli informativi e punti di ritrovo. Sarebbe un passo importante per colmare quella impressionante lacuna, quel vuoto incolmabile nella memoria di una città che abbiamo già denunciato a proposito delle tradizioni della vendemmia o della tonnara di Marzamemi.

A dire il vero proprio in questi ultimi mesi si sono avvertiti alcuni segnali di “risveglio” dall'incantesimo. Due fondamentalmente:

• La redazione di due progetti nell'ambito dei cosiddetti P.I.T. (Progetti Integrati Territoriali), uno riguardante il restauro e la rifunzionalizzazione della cosiddetta zona dell'archeologia industriale vicino Marzamemi (ex magazzini di Rudinì), l'altro riguardante il riordino della fascia costiera da Marzamemi alla zona appunto di Calafarina. Quest'ultimo progetto dovrebbe comprendere anche l'istituzione del parco archeologico.

• La nascita dell'Associazione Studi Storici e Culturali, ad opera di un gruppo di giovani e volenterosi appassionati, con conseguente pubblicazione di una rivista specializzata dal significativo titolo di “Calafarina”.

 

Che l'incantesimo si stia sciogliendo?

 


Paolo Orsi


un pipistrello

Fonte arch. Rosario Ardilio

 

- Com'è il clima nelle varie stagioni?

Primavera ed autunno

Solitamente ci sono temperature tra 20 e 30 gradi. In queste stagioni si può godere di tutto ciò che l’isola offre: sole, mare, natura e cultura. Anche Pasqua è un periodo molto bello per visitare la Sicilia. I siciliani spesso fanno il loro primo bagno dell’anno nel periodo di Pasqua e molte città e in molti paesi ci sono processioni di antica tradizione.

Estate
Temperature al di sopra dei 30 gradi e possibilmente anche 40 gradi. Nonostante il caldo si sta bene nelle città balneari come Marzamemi. La grande confusione si concentra tutta ad agosto. Luglio e settembre sono mesi ideali per chi apprezza l’estate con la presenza di altri viaggiatori senza troppo confusione. L’estate spesso si prolunga fino ad ottobre, mese spesso delle sagre (feste popolari con prodotti tipici) e nel quale si può approfittare della temperatura calda del mare, grazie al riscaldamento di tutta l’estate.

Inverno
In Sicilia il sole c'è pure in inverno ed il cielo è nel massimo del suo blu. Ci sono temperature tra 10-20 gradi. Addirittura, durante le belle giornate d'inverno è possibile sciare di mattina, godendo un magnifico panorama sul mare mediterraneo e nello stesso pomeriggio prendere il sole in spiaggia. Una sensazione spettacolare!

 

  • Ci sono cose pratiche da sapere e sulle usanze locali?

Trasporto
Il mezzo di trasporto pubblico più efficiente è l’autobus. Tutte le città sono connesse con autobus che passano frequentemente e sono puntuali e veloci.

Denaro
Il livello dei prezzi è un pò più basso rispetto a quello dell’Italia centro o nord-Italia. Ristoranti e negozi accettano le carte di credito più usate. I Bancomat si trovano facilmente anche nei paesi piccoli. Le banche sono solitamente aperte da lunedì fino al venerdì dalle ore 08:30 - 13:00. Uffici postali sono aperti fino alle ore 13:00.
Acqua
In generale l'acqua del rubinetto è potabile. Nonostante ciò si consiglia di comprare acqua minerale in bottiglia. Infatti, la maggioranza dei Siciliani non beve dal rubinetto.
Elettricità
220-230 W. Le prese elettriche normalmente sono conforme lo standard.

La popolazione locale

I siciliani vengono descritti spesso come ospitali, amichevoli e curiosi. Se le capita di restare a piedi con la macchina è probabile che un passante si fermi per aiutarla e, se necessario, per accompagnarvi alla vostra destinazione, e considererebbe un compenso economico per il suo aiuto come un’offesa.

Fare shopping

I negozi sono aperti da lunedì a sabato, dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00. In estate, nel pomeriggio, gli orari d’apertura si spostano di un’ora più tardi. 17:00 - 21:00 ed oltre

La "Balata" è, assieme alla "Fossa", uno dei due piccoli porti naturali di Marzamemi. La Balata è come una piccola piazza, limitata in parte, da case, e in parte dal mare. E' pavimentata con lastricati di calcare compatto, di forma rettangolare. All'interno dello spazio "Balata" si trovano due fabbricati la "vecchia Fabbrica del ghiaccio" e la "Casa Cappuccio".
La "Vecchia Fabbrica", è preceduta da una grande arcata, è di antica costruzione e appartiene al Principe di Villadorata. Accanto alla " Vecchia Fabbrica" si trova la "Casa Cappuccio", chiamata così dal nome di un affittuario della tonnara, ha molta importanza per il punto in cui si trova, infatti, tre delle quattro facciate sono rivolte al mare.

La facciata, più vicina al mare, presenta un terrazzo il quale termina con un muro di protezione molto caratteristico. Dai resti, si nota che la casa presentava, oltre al piano-terra, un piano superiore, con un terrazzo che dava sul porticciolo naturale.

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Chi Siamo

La Pro Loco Marzamemi è un’Associazione di volontariato, di natura privatistica, senza fini di lucro, con valenza di pubblica utilità sociale, e con rilevanza di interesse pubblico.

Meteo

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